La giornata della letteratura che si è tenuta tra il 14 e il 26 novembre in tutto il territorio nazionale è stato un grande successo. Merito, sicuramente, della protagonista di quest’anno, ELSA MORANTE.
Raccogliamo qui alcuni resoconti e i video registrati
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MILANO:
LA PAROLA ALLE DONNE. SCRITTRICI E VOCI FEMMINILI NELLA LETTERATURA
Marianna Villa (Referente ADI-sd Lombardia)
La “giornata della letteratura” organizzata dalla sezione lombarda in collaborazione con l’Università Statale di Milano si è tenuta il 20 novembre, presso l’Aula Magna, e ha visto la partecipazione di più di 600 studenti e docenti del territorio, un pubblico eterogeneo tra ordini di scuola e annualità, come trasversale è stato il percorso sia per la diacronia, sia per gli affondi in altre letterature. Dalla tavoletta di Ur risalente a 3700 anni fa, richiamata in apertura da Alessandro Cavagna, Presidente del Collegio Didattico di Lettere, sulla quale uno studente sumero ricopiò un testo della prima autrice donna della storia[1], fino agli affondi nella letteratura, il percorso ha messo in luce vicende biografiche, sguardi e voci di donne, che richiamano l’urgenza di creare nuovi “spazi” per letture e discussioni, soprattutto a scuola, il primo luogo da dove può partire la consapevolezza e l’emancipazione.
Articolazione degli interventi:
Sandra Carapezza (Università degli Studi di Milano) Voci femminili nel dibattito cinquecentesco
Daniela Brogi (Università per Stranieri di Siena) Le donne che scrivono sono pericolose. La scrittura d’autrice nel Novecento
Roberto Tagliani (Università degli Studi di Milano) Christine de Pizan, “una mente adatta a qualsiasi compito”
Silvia Romani (Università degli Studi di Milano) Lunga vita a Saffo! La lunga strada dell’immortalità
Sandra Carapezza (Università degli Studi di Milano), affronta la Querelle de femmes del Cinquecento dal punto di vista femminile, mediante l’opera di Moderata Fonte, Il merito delle donne, sottolineandone la peculiarità dello sguardo. Vengono proposti cinque punti di interesse per una lettura con gli studenti: 1) Non ci sono donne esemplari nel libro, anche perché generalmente nel mito sono vittime di violenze o rapimenti, ma vengono forniti utili consigli rivolti alle coetanee (nozioni di cosmologie, ricette mediche e alimentari, aneddoti mitologici) 2) La difesa delle donne passa attraverso l’analisi del contesto in cui vivono: le donne sono inferiori per autorità e non per merito, perché gli uomini hanno preso potere su di loro per “soperchiaria” e ne hanno imposto il silenzio, come testimoniano i testi di Ludovico Dolce e Stefano Guazzo in cui la principale virtù della donna è appunto il non parlare. Come non ricordare il recente testo di M. Murgia, Stai zitta (Einaudi 2021)? 3) Il controllo maschile sulla donna è giustificato dal fatto che sia ritenuta “matta ed ignorante”, un pregiudizio a cui le donne dovrebbero ribellarsi. 4) Vengono messe in luce le dinamiche della violenza in un contesto domestico, quanto mai attuali oggi. 5) Infine si ritrova una lucida messa a fuoco della questione economica, per cui le donne non riescono a scrivere e ad esprimere la propria voce, perché tutta l’eredità passa ai maschi, con una significativa anticipazione delle riflessioni della Woolf in Una stanza tutta per sé.
Una seconda voce, quella della scrittrice poco nota Giulia Bigolina, in Urania (1556-58) [2] presenta una protagonista che ha la possibilità di parlare ed essere ascoltata solo perché travestita da uomo, riprendendo un motivo della novellistica boccacciana e della tradizione cavalleresca; attraverso la sua voce è possibile ragionare sulla sventura delle donne bellissime, il cui comportamento è sempre oggetto di critica, sia che cedano all’amore, sia che si mostrino ritrose. Quella bellezza tanto cantata in letteratura diventa insomma, nello sguardo della Bigolina, una forma di maledizione. Anche la ben più celebre Veronica Franco presenta aspetti di grande modernità, perché spinge le donne ad essere attive, a costruirsi il proprio destino, mentre la tradizione letteraria le dipinge come deboli e destinate ad essere salvate.
Daniela Brogi (Università per Stranieri di Siena), dedicando il suo intervento alla memoria di G. Cecchettin, ragiona sulla necessità di trovare nuove parole e nuovi spazi per le donne e per il discorso sulle donne. Il romanzo fondativo della nostra tradizione, i Promessi Sposi, è legato alla violenza e alle manipolazioni sul femminile, basti pensare a Lucia e Gertrude, che per altro non hanno mezzi per far sentire la loro voce né tutela di nessun genere. Le donne che scrivono sono pericolose? Lo è certamente Gertrude, soprattutto dal momento che scrive una lettera, che sarà utilizzata contro di lei, lo sono le donne nelle fotografie del primo Novecento, ritratte con la macchina da scrivere. Così Alba de Cespedes, nel suo Quaderno proibito, solo attraverso l’atto della scrittura può affermare un’esistenza indipendente dal suo ruolo di moglie e madre. Come nello splendido volume Lo spazio delle donne, la relatrice mette a fuoco il recinto di minorità “in cui le donne sono state messe e tenute per millenni, escluse dall’alfabetizzazione, dalla scuola”. La scrittura rappresenta allora la modalità per ritagliarsi spazi propri, pur entro le mura domestiche, e diventa una forma di emancipazione.
Lo dimostra anche la vita di Cristine de Pizan (1364-1430), ricostruita da Roberto Tagliani (Università degli Studi di Milano) con un ricco apparato iconografico. Figlia del Medico di corte di Carlo V, è stata la prima donna a fare della scrittura una professione. Grazie a un padre illuminato, imparò a leggere e a scrivere e raffinò la sua cultura letteraria nella biblioteca reale di corte. Nel 1390, rimasta vedova, pretese il riconoscimento economico delle attività prestate dal defunto marito e costituì una impresa editoriale. “Poligrafa”, fu la prima scrittrice europea a trarre spunto dalle proprie esperienze biografiche per scrivere opere letterarie, storiche o di costume e fu editrice di se stessa. Di lei ci rimangono più di 55 manoscritti autografi, a cui si aggiungono copie trascritte e miniate dai suoi collaboratori. La pianificazione editoriale è minuziosa e accuratamente preparata da lei medesima: interessanti sono poi le miniature che la raffigurano con caratteristiche riconoscibili in tutti i manoscritti, quasi un marchio di fabbrica, abiti azzurri e copricapo, sempre intenta a lavorare intorno al libro. Antesignana del femminismo letterario occidentale, dichiara l’importanza che le donne si aiutino tra loro: nell’opera La città delle donne (1404-1405), queste si costruiscono una città in un mondo misogino che le vuole ignoranti e rinchiuse tra le mura domestiche. Il testo ruota intorno alla dimostrazione della tesi che “una donna con una mente è adatta a qualsiasi compito”, molto più e molto meglio degli uomini, se solo le donne potessero studiare. E come non cogliere l’attualità anche dell’appendice, che contiene un “proto programma” femminista in cui alle donne viene chiesto di far valere le proprie ragioni e di saper parlare? Come non riconoscere l’importanza dei libri e della scuola come prima forma di emancipazione?
Altrettanto affascinante è la presentazione svolta da Silvia Romani (Università degli Studi di Milano) della figura di Saffo, molto più contemporanea di quanto si possa credere, anche per l’influsso che ha avuto nella tradizione letteraria. Per lungo tempo, dal VI secolo a.C. è stata l’unica donna scrittrice del mondo occidentale, una vera poetessa di successo, tanto da essere stata rappresentata sui vasi e oggetti della quotidianità, e addirittura in un vaso conservato a Monaco, si vede Alceo che esprime meraviglia nei suoi confronti.[3] In un mondo di uomini per cui esiste solo la guerra, Saffo rivendica uno sguardo femminile sull’ambiente, in cui al centro si trovano l’amore e i sentimenti[4] in un contesto che Alceo invece presenta con tratti molto diversi. Le voci femminili del passato sono andate tutte perdute: cosa allora ci siamo persi del mondo? Non solo storie, magari anche di violenze e denunce, tristezze e delusioni, ma, per ritornare alla Woolf, ci siamo persi un intero paesaggio e un modo di stare al mondo.
Ecco allora che la scuola diventa nel presente uno degli spazi dell’emancipazione, per nutrirci delle voci del passato e per dare voce alle studentesse e agli studenti di oggi e al loro stare nel mondo.
Si è parlato di:
Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella
Giulia Bigolina, Urania
Alba de Céspedes, Quaderno proibito
Moderata Fonte, Il merito delle donne
Veronica Franco, Terze rime
Christine de Pizan, Le livre de la cite des dames (1404-1405)
Livre des faits et bonnes moeurs du sage roi charles v (1404)
Le ditié de jehanne d’arc ou de la pucelle (1429)
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
Alda Merini, “L’uovo di Saffo” Casa d’Arte COLOPHON Belluno Enrico Baj –Alda Merini 1999-2000
Ovidio Nasone, Eroidi XV
Saffo, Fr. 31, Fr.16Fr. 55, Fr.150
Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé
NOTE:
[1] https://www.themorgan.org/exhibitions/she-who-wrote.
[2] Ms Triv. 88: https://graficheincomune.comune.milano.it/graficheincomune/immagine/Cod.+Triv.+88,+piatto+anteriore
[3][3] https://www.carc.ox.ac.uk/record/B5FEA88A-4C6C-4E85-A268-282FF82EC27E
[4] https://www.sappho.education/knowledge-base/fr-16-voigt/
REGISTRAZIONE VIDEO:
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